“Chissà se riusciamo a fare una convivenza con la squadra..”. Tra le idee che hanno affollato i giorni dal mio ritorno dalla Atene post matrimoniale, concentrate principalmente nell’avviamento del progetto Punto 5 di quest’anno, per fortuna è balenata anche questa e nonostante i tempi stretti siamo riusciti a realizzarla alla grande.
E’ stata importante, perchè segna lo stile di un progetto che ha una filosofia ben chiara, già ricercata anno scorso, ma maturata quest’anno, e che richiede di mettersi in gioco, non solo di giocare. Non è una cosa scontata: non tutti hanno risposto “presente” all’appello, non tutti partiamo dallo stesso punto e abbiamo la stessa disposizione. Ma chi c’è stato ha recepito il messaggio, l’ha accolto anche con passione ed entusiasmo.
Conoscersi, fare squadra e famiglia era il desiderio comune e vivere insieme forgia le relazioni, specialmente in un contesto che ti custodisce, non tanto per la presenza di chi lo vive, che ho sinceramente sentito un po’ distante e mi è mancata, ma perchè di questo luogo sono stato chiamato a prendermene cura e mi ci sento già più “a casa”.
Fermo restando che per me la condivisione dell’essenzialità del quotidiano, che ben curata diventa vera comunione, vale più di qualsiasi percorso formativo, sono rimasto affascinato da quanto le serate abbiano colpito nel segno.
L’impatto è stato forte, il Magro ha aiutato un ragazzo che è stato per 20 anni sui campi di gioco a capire che in realtà chiamarlo gioco è riduttivo, non solo per una questione di passione ed emozione; l’ha ontologicamente vivisezionato ed eviscerato, l’ha portato sotto una nuova luce. Il suo vivere in profondità il calcio è contagioso e spero vivamente che si appassioni al progetto e decida di aiutarci a fare un salto di qualità con la sua competenza: comincio già a montare la tenda vicina a quella di Mosè…
Martedì la perla: la presenza di Luca Fusi, ex calciatore di serie A e oggi educatore di ragazzi sui campi da calcio (non ne vuole sapere di essere chiamato allenatore, categoria che a suo dire rovina i ragazzi nel pallone). Viene a raccontare la sua storia, affascinante, di un calcio fatto molto più di uomini veri e passione, e meno di soldi e “figurine”, e a rispondere ad una carrellata di domande con l’umiltà disarmante di chi ringrazia per il sollievo di poter parlare in intimità davanti ad una ventina di giovani piuttosto che alle grandi folle che lo mettono a disagio, nonostante sia entrato in un San Paolo di Napoli da 100.000 spettatori (non tutti paganti). E io che all’inizio non mi davo pace per l’affluenza inesistente dei diversi amici invitati, ringrazio per ciò che ha dato anche grazie a quell’atmosfera.
“Mercoledì serata tranquilla”, dicevo, “ ci guardiamo un film..”. Il sapore della vittoria, altra bomba, sembrava cucito apposta per noi: dei ragazzi che, sposando non senza fatica un’ideale, diventano squadra e fratelli, abbattendo le barriere sociali del loro tempo, convertendo in questo modo anche il contesto sportivo in cui militavano, che era un manifesto di quelle stesse barriere. Niente di meglio per alimentare quella fiamma che anima questo progetto, fuoco che oggi non divampa ma che scalda chi decide di avvicinarvisi.
“Alta come l’entusiasmo dei giovani”, così recita la preghiera di questo luogo. Ringrazio pubblicamente Max, con cui ho collaborato quotidianamente in questo mese, al limite del rischio divorzio, perchè se io sono i piedi piantati per terra lui è lo sguardo che punta in alto. Il nostro entusiasmo per il progetto galoppa di gran passo e penso che faccia bene a tutti, a me in primis. Sento che idealmente il Punto 5, nella sua grande piccolezza, potrebbe dare compimento ai tanti anni passati sui campi da calcio e in ambienti in cui non sono mai riuscito ad emergere per quello che sono, a dare qualcosa più di qualche calcio sbilenco al pallone.
Ringrazio i ragazzi che stanno sposando il progetto, specialmente chi ne fa parte in prima persona: Giacomo, Simo, Jacky, Massimo, Gianni, Robi, la Vitto, ma anche Paolone, Berto, Lazza e Ardu, che spero possano sentire il desiderio di starci davvero. Una menzione particolare la dedico a Nico, perchè per me è una testimonianza bestiale. Alla sua età ha l’occasione di far vedere il suo talento in una categoria calcistica di livello e immagino cosa farebbe il suo mister se sapesse che a fine allenamenti è disposto a farsi 13 km in motorino per giocare mezzo tempo con noi o sacrificare l’unica sera in cui non si allenerebbe per farlo con noi. Quando gli hanno posticipato l’orario degli allenamenti serali, tagliando fuori la sua presenza a molte più partite, ci era venuto il dubbio: “ma così ha senso?”. Il suo sì alla convivenza ha disintegrato qualsiasi perplessità, perchè se non esita lui, che è il più piccolo, allora nessuno può permettersi di farlo nei suoi confronti: grazie per come e quanto riuscirai a dare, ti auguro di ricevere altrettanto!
Infine il mio pensiero va alla persona che pur fregandosene di calcio quanto io dei programmi di Real Time, mi comprende, supporta, accompagna e valorizza in ogni mia parte e sostanza, compresa questa nuova avventura, per quanto essa tolga anche tempo a noi due: continui a spiegarmi il senso del verbo “sposare” che ho usato più volte in questa testimonianza e a dimostrarmi che non potevo accogliere compagna più speciale per la mia vita.
Grazie, Gesù, per tutta questa abbondanza e perchè me la stai facendo assaporare nelle piccole cose e conquiste, nel coltivare il granello di senape che hai deciso di gettare in questa realtà a te affidata. Grazie per l’opera che porterai a compimento.