Gv 07, 1-2.10.25-30 Il vangelo di oggi, un po’ frammentato (poichè la liturgia dei tempi forti “taglia e cuce”), è difficilotto.. proverò tuttavia a non complicarlo ulteriormente con questa sottospecie di commento! “Dopo questi fatti…” l’affermazione è un po’ generica, non si capisce bene a cosa siano questi “fatti”, forse Gv allude all’abbandono di massa di qualche versetto prima: “Da quel momento molti dei suoi dispepoli tornarono indietro e non andavano più con lui” (Gv 6,66). Fatto sta che Gesù decide di non andare in Giudea, poichè temeva di essere ucciso (da una parte la paura umana – dato che Gesù non è un supereroe! – dall’altra il “rispetto” dei tempi del Padre). “Si avvicinava intanto la festa.. delle Capanne”, una festa della durata di 8 giorni che si svolgeva a settembre, in occasione della vendemmia, molto bella e importante poichè: 1) era occasione per ringraziare Dio per il raccolto dell’intero anno; 2) ricordava i prodigi divini compiuti durante l’Esodo (durante il quale il popolo dimorava appunto nelle “CAPANNE”); 3) annunciava la benedizione dell’età messianica (cfr. Zc 14,16-19), ovvero il tempo della venuta del Messia. Questa festa, tra l’altro, era scandita da alcuni riti, legati soprattutto all’ACQUA e alla LUCE: Gesù coglie dunque l’occasione di utilizzare tali elementi per rivelare la sua persona!! “Ma quando i suoi fratelli salirono alla festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto”… Ma come, non aveva detto Gesù che non sarebbe andato?! Il motivo di questo “scherzetto” di Gesù sottolinea in realtà un aspetto importante: egli non obbedisce alla volontà trionfalistica e spettacolare dei suoi (che probabilmente volevano portarlo a Gerusalemme perchè continuasse a “dar spettacolo” anche lì), ma a quella del Padre! NB: questa salita a Gerusalemme è, secondo Giovanni – poichè i Sinottici parlano di una sola salita di Gesù nella città santa – la seconda delle tre: sarà solo la terza quella “buona”, il momento pre-stabilito dal Padre (per questo Gesù continua a ripetere che non è ancora giunta la sua “ORA”). Un ultimo aspetto: in pochi versetti si ripete per ben 4 volte la parola “mandato” (= apostolo): 1) “La mia DOTTRINA non è mia, ma di colui che mi ha MANDATO”; 2) “..ma chi cerca la GLORIA di colui che lo ha MANDATO è veritiero”; 3) “…non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha MANDATO è VERITIERO”; 4) “Io lo CONOSCO, perchè vengo da lui ed egli mi ha MANDATO”. In altre parole: la volontà (DOTTRINA), la presenza stessa (GLORIA), la verità e la conoscenza di Dio ci arrivano da qualcun altro! Certo in questo caso è Dio stesso, Gesù, a ri-velarci (= togliere il velo) il Padre, l’Altro con la A maiuscola; ma in tutti gli altri casi è l’altro (con la a minuscola) a mostrarci il volto di Dio. “Io porto Colui che mi porta” diceva a proposito la beata Elisabetta Renzi! Il MARTIRE (= testimone) stesso non è altro che, in fondo, colui che rap-presenta (= rende presente!) chi lo ha MANDATO, e dice la verità sul suo “Mandante” poichè lo “vede”. Sappiamo che in Gv il verbo “vedere” è molto importante, e non di facile comprensione, ma ci basti l’esigenza che si ha – ad esempio – di un TESTIMONE OCULARE in occasione di un incidente stradale! Colui che “ha visto” è fedele proprio per questo.. In questi giorni che mancano al CENTRO di tutto l’anno, all’EPICENTRO della nostra vita, torniamo allora a fissare lo sguardo su Gesù, cercando di “PORTARLO” un po’ ovunque, pur sapendo che non è facile, ma sapendo anche che poi tanto lui ci segue… anzi ci anticipa! Dry