“Tecnicamente” questi 7 versetti rientrano in una parte del vangelo di Giovanni, i capitoli 11-12, che ci parlano del cammino di Gesù verso la sua morte, e ricapitolano e chiudono tutto il ministero pubblico di Gesù.
“Chi CREDE in me… CREDE… nel Padre; chi VEDE me… VEDE.. il Padre”: senza indagare sui verbi “credere” e “vedere” in Gv, cosa che meriterebbe da sola un commento, mi limito al fatto che questa frase dice già la bellezza e grandezza della RELAZIONE: Gesù e il Padre sono una cosa sola! Tanto che credere in lui o vederlo equivale a credere nel Padre e vedere il Padre.
Chi “crede” in lui, ancora, viene trasferito dalle TENEBRE alla LUCE (e anche qui occorrerebbe un giorno solo per l’importanza che ha questa simbologia in Gv), ovvero da uno stato di assenza di vita (= luce) ad uno di vita. Siamo sempre lì: dalla non relazione (dato che la morte è fondamentalmente questo!) alla relazione.
“La parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno..”: non si sta qui parlando – certo anche – di chi va all’inferno e chi no, nè vuol essere una minaccia terroristica! Il punto è un altro: chi non accoglie la sua Parola (cioè lui stesso) si autoesclude da sè! Ne va cioè della nostra vita, della responsabilità che abbiamo di essa, ecco il punto! Siamo stati creati liberi, in un tempo e in uno spazio precisi (Riccione, Rimini, ecc.. in questo tempo storico, bello o brutto che sia, ci piaccia o no.. io lo trovo bellissimo!!!), e ci sono stati dati/affidati dei “SEGNI DEI TEMPI” (espressione cara al Concilio), ovvero una situazione “terrena” da leggere e cui far fronte: in famiglia, con gli amici, in una città, in una nazione, e via dicendo.. Ma come rispondiamo noi a tutto ciò? Il fatto non è allora “credere o meno in Dio”, cosa di per sè un po’ vaga, ma RISPONDERE (= vedere e credere) a quanto mi ha mostrato. E la mia LIBERTA’, e con essa la RESPONSABILITA’ di cui dispongo, è la cosa più grande che ho, che abbiamo…
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