Oggi è Sant’Andrea e il Vangelo di Matteo del giorno ci propone la chiamata di Andrea, insieme a suo fratello Simone, chiamato Pietro. Essi lasciarono le reti e lo SEGUIRONO. Vorrei fermarmi proprio su questo verbo, SEGUIRE, di cui la Bibbia Tob dà alcune interessanti spiegazioni: “nel giudaismo del I secolo il verbo SEGUIRE indicava comunemente il rispetto, l’obbedienza e i numerosi servizi che spettavano ai discepoli dei rabbini verso i loro maestri. Applicando questa parola a Gesù e ai suoi discepoli, Matteo ne cambia il significato sotto diversi aspetti: 1) non è più il discepolo che sceglie il maestro, la chiamata proviene da Gesù e gli si risponde generalmente con una obbedienza immediata. 2) I discepoli seguono Gesù non soltanto come uditori, ma anche come collaboratori, testimoni del Regno di Dio, operai nella sua messe. 3) Matteo sottolinea spesso che le folle seguono Gesù indicando in questo modo che esse cercavano oscuratamente in lui il maestro che non avevano trovato presso i rabbini autorizzati della sinagoga. 4) In un secondo tempo Gesù passa a una critica di questa sequela, facendo vedere che essa implica molto di più di quello che i discepoli o le folle avevano inizialmente immaginato: seguire Gesù significa caricarsi della sua croce. Tutta questa spiegazione del verbo SEGUIRE mi suscita una domanda: noi, in che modo seguiamo Gesù? Lo seguiamo solo perchè ci piacciono le sue parole, quindi solo come uditori; oppure perchè sa fare il “leader” e le folle lo seguono. Oppure ci sentiamo veramente dei chiamati, dei testimoni del Regno di Dio, disposti anche a prendere la croce? Io personalmente a volte fatico molto a tenere collegate queste tre cose: chiamata-testimonianza-croce, perchè la croce si tende sempre a scansarla, però la chiamata implica sempre una testimonianza da dare con la propria vita, dentro la croce. Tizi