“Imparate da me che sono mite e umile di cuore”
Questa frase del vangelo scelta stamattina mi ha fatto riflettere sul significato che diamo ai due termini mite e umile. Spesso mi rendo conto di averli fraintesi e spesso ho associato la mitezza alla sottomissione, al fatto di star zitti e buoni e non dare troppo fastidio, testa bassa e dir sempre di si. Allora mi viene da pensare che Gesù era tutt’altro che mite, visto che tante volte ” non le mandava a dire” di fronte soprattutto all’ipocrisia dei farisei, oppure anche in altre occasioni e’ netto e deciso.
Allora cos’è la mitezza e l’umilta’ di cuore? In una definizione che ho trovato si parla così della mitezza: “la mitezza verso Dio è quella disposizione di spirito in cui accettiamo il suo trattamento di noi come buono, e perciò senza disputare o resistere. Nell’Antico testamento, i miti sono quelli che si fidano completamente di Dio piuttosto che della loro forza per difendersi contro l’ingiustizia. La gentilezza e la mitezza sono il contrario dell’egoismo. Viene da una fiducia nella bontà e nella sovranità di Dio in ogni circostanza. La persona gentile non si preoccupa affatto di sé stessa. Questo è un frutto dello Spirito Santo, non della volontà umana.”
Quindi mitezza è fiducia incondizionata in Dio, che sa cos’è meglio per noi, che ci ama gratuitamente e come il pastore della parabola di ieri, che è disposto a lasciare un gregge intero incustodito sulla montagna per andare a cercare la singola pecora che si smarrisce, che puo’ essere ognuno di noi. Mi domando se riesco a essere mite, onestamente ancora ne ho da lavorare, tante volte mi è veramente difficile “deporre le armi” e fidarmi solo di Dio, anche per il mio spirito a volte ribelle. Però il modello da cui imparare c’è, è Gesù. Allora ti chiedo Gesù di aiutarmi ad essere mite e umile di cuore, a prendere piena consapevolezza di me stessa, di quella che sono, dei miei limiti come anche dei doni che mi hai fatto e continuare il cammino.
Tiziana