Durante i giorni dei miei esercizi spirituali in quel di Fonte Avellana, che non è la Valle Avellana di donTarcisio, ma l’Abbazia millenaria dei camaldolesi nelle marche, ho avuto una intuizione spirituale importante che mi ha portato a riscegliere il Punto Giovane. in quei giorni mi sono trovato di fronte un monaco intelligente e mi pare illuminato che ha parlato della chiesa come da tempo non sentivo più. E quando ha iniziato a dire che la chiesa del futuro vivrà di piccole comunità senza sovrastrutture pastorali e senza neppure il catechismo come siamo abituati a vedere noi in Italia, ma semplicemente di preghiera, lavoro e soprattutto di relazioni ho pensato subito al Punto Giovane. Quanto è vera quella frase del Cardinal Martini ai giovani di milano:
“Abbiate la gioia di una casa comune: una domus ecclesiae. Prima che un edificio ci sia un contesto, un luogo permanente di incontro, giorni di vita insieme in cui si respiri uno stile di fraternità, di lavoro e di preghiera…
Una domus ecclesiale ! Sono andato a rivedere queste domus ecclesiale che studiai durante la teologia nel corso di Storia della Chiesa.
Eccone una definizione semplice e valida:
La domus ecclesiae (termine latino con il significato di “casa dell’assemblea” o “casa della chiesa”) era un edificio privato, adattato alla necessità del culto, nella quale si radunavano i primi cristiani in epoca precedente all’editto costantiniano del 313.
II luoghi di culto cristiani non si distinguevano architettonicamente dai normali edifici di abitazione, sebbene sia possibile che già prima del 312 fossero state costruite appositamente per il culto delle semplici sale.
Gli archeologi hanno potuto ricostruire la funzione di alcune sale: la stanza più grande era la sala della comunità; la sala piccola era un ambiente intermedio che serviva per l’agape; l’ambiente angusto era un battistero per l’iniziazione cristiana. Tale ambiente era l’unico decorato (con scene dell’Antico e del Nuovo Testamento), a riprova che era il cuore dell’edificio.
Ora provate a collegare visivamente: due sale legate fra loro per l’agape fraterna e una sala piccola per il culto, il cuore della casa. Non è forse il Punto Giovane? Magari nella nostra cappellina mancano le scene dipinte dell’antico e nuovo testamento, ma direi che ci siamo…
Quando mi son reso conto ancora una volta che questa idea del punto non è semplicemente un attività di pastorale giovanile, ma una idea precisa e profetica di nuova chiesa mi sono detto: devo ricominciare ad abitarci. Almeno per qualche mese l’anno. Così ho fatto. Ma concessa la mano a Gesù, Lui si è preso anche il braccio. Primo giorno al punto dopo anni ed ecco mi arriva la chiamata alla testimonianza del giovedì. A conferma il mio biglietto è uscito due volte dopo che la prima volta ci eravamo chiesti se era giusto che il prete facesse la testimonianza. Ovviamente tutti d’accordo compresa la Francesca la quale ha detto si, non tanto perché era uscito il mio nome, ma perché semplicemente non c’era il suo. Allora ho chiesto si ripetesse questa estrazione con le nuove regole e… di nuovo il mio nome. Coi sorteggi sono proprio partito male: non vi dico a che ora dovrò fare l’adorazione questa notte…ma questa è una altra storia.
Allora cominciamo.
Riscegliere di abitare il Punto a 50 anni non è facile. Ho dovuto ricreare i miei rituali mattutini: la sveglia, il bicchiere d’acqua, il caffè, il giornale. Per il caffè ho cercato di attrezzarmi con un fornello elettrico e ora spero solo di non lasciarlo acceso durante il giorno…Poi il materasso che cambia, le ore di sonno che diminuiscono, tre luoghi per gli incontri serali da gestire: Alba, Mater e Punto. Quattro almeno per dove si mangia: Alba pranzo, Mater la sera quando non sono al Punto e san Martino il lunedì, per non parlare dei vicariati o degli inviti…
Certamente situazioni non facili da gestire ma non sono preoccupato, anzi direi che sono fondamentalmente sereno. La cosa che più mi mette gioia è la presenza in casa dei ragazzi più giovani, quella che abbiamo chiamato la stabilità junior. Mi sento con loro un po’ come un nonno con i nipoti. In effetti con il primo Punto Giovane son partito con dei figli spirituali, oggi con il Punto Giovane 2.0 questi ragazzi li sento come nipoti spirituali. Spero di non fare l’errore di tanti nonni che per non faticare preferiscono viziare.
Comunque sono proprio belli questi sette ragazzi. Alcuni come La Vero e Mone li ho visti crescere da bambini, la Giulia l’ho incontrata lungo le vie dei gruppi parrocchiali, la Marti e Fedo con le convivenze del Liceo, la Vitto e la Vale con la rinascita della zona pastorale. Sette come i sette nani a dir della Martina, ma soprattutto 7 come i primi diaconi che vanno incontro alle esigenze spirituali degli apostoli. I 12 infatti di fronte a tante nuove esigenze pastorali non trovavano più il tempo di pregare. Anche per me è importante recuperare la dimensione della preghiera e quando Veronica ieri mi ha ripreso che sono arrivato tardi al momento serale sono stato contento.
Eccoli allora i novelli diaconi del nuovo Punto Giovane. Ancora spaesati certamente, soprattutto dopo la prima riunione di stabilità…ma tranquilli ragazzi ce ne sono massimo tre in un anno. Poi se vi è sfuggito qualcosa chiedete tranquillamente spiegazioni a Mone.
Ma li vedo contenti e fieri di essere tra i padri fondatori del punto giovane. Soprattutto li vedo attenti nel l’ascolto della Parola e desiderosi di entrare in intimità con Gesù. Da loro è venuta la proposta dell’adorazione notturna di questa notte.
Abbiamo bisogno di ricentrare la nostra vita su Gesù, di curare l’interno come più volte ci hanno ricordato i Vangeli in questi giorni. E ripartire dalla preghiera era necessario. Tante volte ci chiediamo cosa fare, e tante volte diciamo agli altri cosa devono fare, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno: ascoltare cosa Gesù ci chiede!
Ritorno ad abitare al Punto perché la cosa più bella che può fare non solo un prete ma ciascun cristiano è cominciare la giornata lodando Dio e concluderla affidando la notte a Lui. Poi se questo è fatto in comunità diventa una grazia grande; primo perché la comunità ci fa vincere la nostra pigrizia, secondo perché è così che pregano i cristiani: insieme. Si ringrazio Dio per questo ricominciare nella preghiera. Gli affido tutto: il nuovo anno, i nuovi ragazzi, le nuove situazioni che ci darà da vivere ancora una volta insieme. E gli offro anche la mia stanchezza da cinquantenne. “Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza”.
Dammi Gesù le forze che non ho! Dammi il coraggio che mi manca! Dammi di essere guida e pastore perché non so proprio come si faccia. Io sono niente Signore ma con Te tutto posso. Dammi allora di rinascere a vita nuova con il Punto assieme a tutti questi ragazzi doni speciali del Tuo Amore!