Ad essere sincera prima di questo mese non sapevo nemmeno cosa fosse una convivenza, a grandi linee avevo capito che per qualche giorno avrei abitato nella stessa casa con i miei compagni di classe, ma sicuramente non mi sarei mai aspettata un’esperienza come questa.
Ora come ora se mi chiedessero cosa sia la convivenza forse non saprei ancora indicarla con le parole adatte, semplicemente perché è difficile descrivere la quotidianità unita alla specialità .
Durante questi quattro giorni ho imparato ad ascoltare, mettendo da parte anche se solo per poco la mia esuberanza, con alcuni miei amici ho chiarito, con altri ho migliorato e con altri ancora ho stabilito un rapporto speciale, ma non sarei capace ad allontanarmi da nessuno di loro. Li ho visti piangere dalla gioia, ridere come dei matti, alcuni capaci addirittura di piangere e ridere contemporaneamente.
Gli educatori sono stati proprio adatti al nostro gruppo, diversi tra loro ma uniti nella loro diversità. Da quelli fissati con le partite Fifa e le macchine fotografiche, quello che in macchina alle 8.00 di mattina ascolta il Metal, quella sempre in prima fila per il Just dance e quelli un po’ più rigidi che però ci hanno voluto davvero un gran bene, e noi a loro.
Stasera ognuno tornerà a casa sua, ma sono sicura che l’affetto e il divertimento provato in questi giorni li porteremo con noi per un bel po’.
Un’ultima cosa … Scusa babbo… Forza Juve!
Beatrice