Un samaritano, uno straniero che non ha mai visto Gesù, una persona disprezzata da tutto il popolo, lui solo è ritornato indietro per ringraziare Gesù che l’aveva guarito.
Degli altri nove non si menziona affatto la loro provenienza, questo lascia pensare che erano nove giudei, nove persone che già conoscevano Gesù, che probabilmente lo seguivano da tempo, che conoscevano già le sue parole d’amore, i suoi miracoli, eppure non si sono degnati di ritornare indietro per ringraziarlo per averli cambiato la vita, averli fatti rinascere.
In questo vangelo mi riconosco, mi vedo in uno di quei lebbrosi che continua a proseguire dritto senza nemmeno voltarsi per ringraziare, perché tutto è diventato così naturale, è così naturale vivere serenamente tutti i giorni, avere una casa e del cibo, avere persone care che ti sono vicino, amici, una chiesa, tutto ciò per cui si pensa che è anche inutile o scontato ringraziare e invece se solo mi fermo a pensare a quante grazie Dio mi ha donato piangerei di gioia.
Ma grazie a questo vangelo riconosco anche il samaritano, lo rivedo nei più lontani, in quelli che basta una parola di conforto per renderli pieni di luce, negli adolescenti che inconsapevoli sono diventati dei burattini ed allontanati dalla vera gioia a cui basta parlargli di Gesù e svelare l’amore che ha per loro per farli impazzire di gioia.
Quel samaritano lo vedo sopratutto nei ragazzi a fine convivenza, che ti abbracciano forte e ti ringraziano fino a quando non chiudi la porta del punto solo perché gli hai dato una piccola possibilità di fargli conoscere il Signore.
Pregherò affinché riesca a riconoscere tutti i doni e ogni persona che Dio mi ha messo accanto.
Emanuele